Duericcheporzioni è assente da molto tempo. Il motivo? E’ presto detto.
Duericcheporzioni vuole smetterla di incitare, suggerire, incoraggiare il consumo di cibo precotto. Basta con scatole, scatoline, buste, sacchetti, saccocci. Perché farsi del male in questo modo? Cosa stiamo cercando di fare al nostro corpo?
E’ giusto sostentarsi di cibi preparati in questo modo?
Giovedì mi accingevo a prendere il treno per Manzano (Ud) per fare visita ai ragazzi della parrocchia di San Girolamo, così camminavo nei pressi del Silos accanto alla stazione dei treni qui a Trieste, erano le sei e venti di mattina e stavo mangiando un tronky alla nocciola. Il tronky ha il difetto di perdere pezzi di cialda. Così lo addento, mi si spezza per metà e cade tutto a terra. Due clochard si fiondano sul tronky alla nocciola e cominciano a prendersi a mazzate per raccogliere la mia merendina. Il sole di marzo stava iniziando ad illuminare la città, e un raggio di quest’ultimo indicava un piccolo ritaglio di erba e rami, ed una piccola piantina con delle bacche rosse che da bambini chiamavamo “stropaculi” (per i non triveneti: blocca buchi di culo), ancora inconsapevole di come questa avrebbe cambiato la mia vita.
“lasciate stare quella roba! la risposta alla vostra fame la trovate nella natura!
Mi chiedono un euro per un panino. E io voglio donare loro un fiore appena colto, una margherita e un abbraccio.
Così inizio a gettare loro addosso fogliame, manciate di terra e stropaculi a profusione. Vengo preso da un illuminante raptus. Li irroro di natura, di vita che nasce e cresce dal nostro pianeta.
Mostrano segni di collera, vogliono inseguirmi, e in un accento strano sembrano comunicarmi il desiderio di voler mettere in dubbio l’integrità morale di mia madre.
Scappo perché vedo che l’ira annebbia la loro capacità di comprendere e corro diretto verso il mio treno regionale. Seduto accanto al finestrino guardo i palmi delle mie mani sporchi di terra e capisco di aver trovato La Risposta.
Così una sera ero presente ad una cena sociale con degli amici, ed ecco che l’amico Riccardo lancia sul tavolo un prodotto della nuda terra chiamato “Bagigio”. Lo stesso prodotto era presente in enorme quantità all’interno di ceste sparse all’interno del locale. Vuole attirare la mia attenzione e ci riesce.
Il bagigio… alias un simpaticissimo bitorzolo color marrone chiaro. Delle piccole e curiose striature solcano la sua struttura. Mentre l’amico Riccardo ed io ridiamo assieme dell’allegra coincidenza celeste che ha fatto sì che al battesimo ci venissero imposti gli stessi nomi, mi dice che questo prodotto viene raccolto direttamente a terra.
Lo addento. E fa vomitare il cazzo. Un assieme di frammenti insipidi ed indigeribili riempiono la mia bocca, bocca che per l’occasione assume un’asimmetria che ricorda dei castighi celesti, tipo accidenti incurabili alla materia grigia e mi conferiscono un’espressione non particolarmente furba ed arguta.
Lui mi dice che sono un coglione (facendo riferimento ai due kiwi celesti che utilizziamo per dare La Vita) e che no, non si consuma così. Quello è l’involucro, il packaging che il signore ha voluto dare a questa creatura per far sì che i suoi inestimabili frutti potessero conservarsi nel migliore dei modi.
Mima con la mano il gesto che devo compiere per scoprire cosa si cela dentro il bagigio, ed ecco.
Assaggio una pellicina rossa dal sapore amarognolo, questo fa sì che l’amico Riccardo mi attribuisca ancora una volta aggettivi le cui etimologie rimandano a come i nostri avi erano soliti nominare i genitali del bestiame che conducevano al pascolo, esortandomi a rimuovere la stessa.
Per me è la prima volta, quindi con un ghigno cristiano mi fa capire di non portare rancore per la mia scarsa destrezza.
Ed ecco qui, alla tanto attesa prova sapore. Ma prima osservate la bellezza, la potenza emozionale di questo prodotto. Cercate di assorbire i millenni di storia che l’hanno lasciato intatto. E’ questa la vera bontà. Non cercatela in un prodotto i cui ingredienti sono soggetti ai dati di vendita, a spot accattivanti. Il vero sapore lo si trova nella vita.
E a proposito di sapore, questo è molto caratteristico. Dovete provarlo, non c’è modo di descriverlo adeguatamente. E la difficoltà di preparazione (una scorza grossa più la scorzetta rossa non rendono facilissima la consumazione di questo prodotto) rende ancora più -permettetemi il termine- eccitante e soddisfacente la stimolazione delle papille gustative.
Assolutamente promosso.
Voti!
Packaging: 5/5
Facilità di preparazione: 1/5 (eheheh, cosa mi combini, caro Dio)
Qualità del prodotto: 423422352/5
Cioe’… le noccioline americane!? xD
Ottima recensione! Ma… davvero non ci sarà più spazio per le schifezze? Diventerà un blog salutista? Ricordo che Dio ci ha donato anche lo strutto!
Non avevi mai mangiato una nocciolina? hahaha
Le vendono anche già sgusciate, spellate e impacchettate nei supermercati hahaha
In inghilterra sono talmente avanti che vendono anche la variante sale e aceto che è cibo degli dei. Qui al limite si trovano al Despar nella variante “mediterranea” che malaccio non è..
Ma il tuo è uno scherzo vero? Non posso crederci che non avevi mai mangiato una nocciolina.. Non sei mai stato al circo? hahaha
Secondo me non è vero neanche che è andato a salutare i ragazzi della parrocchia. Secondo me, eh!
Tu stai fuori! XD
Davvero brillante come idea.
Io aspetto altre recensioni di questo tipo.
Mia nonna è un’esperta di questo prodotto! Lo studia e lo analizza ad ogni festa di quartiere! Se vuoi ti metto in contatto con lei per un approfondimento della questione packaging.
non scherziamo: noi siamo il pubblico che mangia sano, tu sei il pazzo che mangia le schifezze e scrive i post buffi! le cose non devono cambiare!!
Io sono marchigiana e vivo a verona… ho sentito per la prima volta il termine Bagigio associato alle arachidi a gennaio.
Ho rischiato di sputare la qualsiasi in faccia al mio dirimpettaio di tavolo, di soffocare e poi ho riso irrefrenabilmente per circa una settimana.
(A dire il vero, tutt’oggi me la sghignazzo!)
Vorrei comunque esprimere tutta la mia ammirazione a colui il quale ha ribadito che Dio ci ha donato lo strutto. E’ stato a dir poco commovente!
Ad Homer suggerirei di assaporare il burro di noccioline, si trova all’esselunga mi pare della kraft… sta o vicino la maionese o vicino la nutella, non ricordo bene. Maneggiare con cautela perchè da dipendenza.
E’ come mangiare i bagigi senza neanche la fatica di masticarli.
A me non fa impazzire il burro d’arachidi… pero’ non l’ho provato come alternativa al burro normale.
Ho visto un film o una serie dove lo mettevano sul pane, tra la fetta e la marmellata… cosi’ forse potrebbe anche essere gradevole.
Da solo, IMHO, ha un sapore un po’ troppo deciso.
Meglio lo sciroppo d’acero! QUELLO SI’ CHE E’ UN PRODOTTO DA PUBBLICIZZARE :d°°°
cioè, le arachidi? le banalissime ARACHIDI?
Ma pensa a cose serie, è appena uscito il preparato per soufflè della Buitoni! Il SOUFFLE’, la dannazione di ogni chef, l’incubo di ogni cucina… già miscelato e imbustato, a prova di coglioni (infatti a me è venuta na ciofeca), voglio la recensione SUBITO.
I ragazzi della parrocchia???????
dicesi anche “nucella” visto che amica???? sto inesorabilmente consumando l’ultima tacca di batteria pc per vedere il tuo blog. l’articolo sul saccoccio è perfetto!
Bagigia (che da me è femmina) o arachide o quello che è, ma cavoli, erano le “spagnolette” di Superpippo, come si fa a non conoscerle? 😉
Stai lontano dal burro di arachidi se ti riesce – o lo si odia o dà dipendenza…
io amo il burro d’arachidi. lo mangio a quintali, lo odio per un’ora, poi ricomincio.
ed ora dopo il commento sul bellissimo computer fatto nel post del saccoccio….un commento serio…
nella seconda foto, la tizia sulla sinistra la conosci??
è identica ad una che conosco io….
mi trovavo al befeed di padova. non so chi fosse.
Complimenti
Ma poi, voglio dire – la FEDE? Tu davvero segui la Via
I kiwi celesti… che ridere! Cmq qui negli Stati Uniti i bagigi li mangiano anche interi. E fritti. Fa ti. Saluti.